martedì 8 dicembre 2015

Stato e rivoluzione


Ha ragione Maduro quando a proposito della grave sconfitta in Venezuela ha richiamato la tragedia del Cile del 1973, ovvero l'intervento brutale dell'imperialismo americano a sostegno di un golpe fascista per schiacciare nel sangue il tentativo di quel paese di avviare un processo di transizione al socialismo. Ancora una volta, l'esperienza storica dimostra che la transizione pacifica al socialismo è un processo difficilissimo, perennemente insidiato dal potere, dalla violenza delle classi dominanti e dell'imperialismo. La sconfitta in Venezuela è l'ennesima conferma di una verità fondamentale del leninismo, ovvero che la vittoria storica del socialismo presuppone la conquista del potere politico. Tale conquista è il presupposto dello stesso consenso, di quella che Gramsci definiva l'egemonia. Ciò è tanto più vero per la lotta sul socialismo su scala mondiale: sono i rapporti di forza politici e politico-militari tra le potenze e gli Stati a condizionare tale lotta e a determinarne in ultima analisi le prospettive di avanzamenti e gli esiti ultimi. C'è un nesso strettissimo, organico tra "dittatura" ed "egemonia", tra "stato" e "rivoluzione". Il secolo breve si è chiuso con la sconfitta del socialismo come "sistema mondiale". Ma nel contesto della crisi generale del capitalismo e dell'imperialismo è un nuovo "sistema mondiale", ovvero un nuovo campo anti-imperialista che si sta delineando. Dal suo rafforzamento in termini politici e politico-militari dipenderanno le prospettive future della lotta per la democrazia, per la pace e per il socialismo in tutto il mondo.

Salvatore Tinè