domenica 24 agosto 2014

Speranza

"Ma intanto la strada che hai preso, ti intraprende, ti porta dove vuole" diceva Paolo Manganaro l'altra sera ai Ciclopi, presentando un romanzo autobiografico di Nino Milazzo. Come dire che c'è un'eterogenesi dei fini, ovvero che tra ciò che ci eravamo proposti e i risultati delle nostre azioni, delle nostre scelte c'è sempre un inesorabile scarto. Ma forse è proprio questo scarto, questo divario incolmabile che lungi dal rendere inutile la nostra vita individuale, solo, dà ad essa un senso per quanto inafferrabile, immanente alla nostra vita e al mondo in cui ci è toccato di vivere ma irriducibile alla nostra interiorità, alla memoria in cui essenzialmente essa consiste. Quel fastidioso divario che ci oltrepassa è forse la possibilità stessa del futuro, della speranza che è sempre, deve essere sempre per gli altri, non per noi.

Salvatore Tinè.

lunedì 11 agosto 2014

Platone e il comunismo


Si può dire che il comunismo di Platone sia essenzialmente l'unità del ceto di governo, come condizione fondamentale dell'unità dell'intero corpo sociale? Il comunismo "in una sola classe" quella preposta al comando politico e militare della "città" non si estende all'intera società, ma è tuttavia il presupposto fondamentale della sua unità e armonia. Non sembrerebbe darsi, dunque, unità effettiva del corpo sociale per Platone se non sul presupposto della separazione tra politica e società, ovvero, tra gruppi dirigenti e masse: se tutti gli uomini fossero giusti la città non sarebbe più giusta. Per un verso il potere è esercitato da una sola classe, per un altro verso esso è legittimato non dalla forza o dal possesso della ricchezza privata ma solo dal "sapere", dalla "tecnica", "universale" e tuttavia possesso di "pochi". Per il comunismo moderno invece l'unità del gruppo dirigente, il nucleo d'acciaio che costruisce il partito destinato a dirigere l'intera società, che Gramsci definiva "Moderno principe" è non soltanto la condizione dell'unità del corpo sociale ma anche e più essenzialmente la sua prefigurazione: parte che incarna il punto di vista del "tutto", esso è tuttavia destinato a dissolversi, sia pure nel lungo periodo, quando quel punto di vista si realizzerà, inverandosi, anche sul piano storico. "Tutti gli uomini sono filosofi", dice Gramsci nei "Quaderni": dunque tutti" platonicamente" potranno un giorno governare. Il "General Intellect" di cui parla Marx nei "Grundrisse" allude a questa possibilità futura, ovvero alla possibilità o necessità di una socializzazione di quelle funzioni intellettuali che Platone concepiva come esclusivo possesso dei soli "filosofi-re". Ma quale rapporto può darsi tra l'idea platonica del potere politico come mera funzione tecnica fondata sull'universalità del sapere e il comunismo di Marx, forse racchiuso nell'idea engelsiana del passaggio dal "governo degli uomini" all'"amministrazione delle cose"? Nonostante solo la tecnica e il sapere la legittimino la politica in Platone è pur sempre ancora "governo degli uomini" e non solo "amministrazione delle cose". Perciò l'organizzazione della "polis" platonica si articola in una divisione sociale e non soltanto tecnica del lavoro, in una divisione in "classi" e non soltanto di "funzioni", in una "gerarchia" e non soltanto in una "cooperazione" solidale. Mera tecnica del governo, la politica è così pur sempre "socialmente" divisa e "superiore" alla "tecniche" del lavoro e della produzione.

Salvatore Tinè

mercoledì 6 agosto 2014

LA PLAJA



Mosso, il mare 
era tutto bianco.
Perso nel suo candore,
spaurito tra le sue onde
leggere, schiumanti,
mi ritrovavo.
Ma poi sulla
spiaggia pesante
stremato
correvo a riperdermi
ancora.

(Salvatore Tinè)

LA PARMIGIANA

LA PARMIGIANA

Solo a vederla
ti era piaciuta,
la parmigiana.
Sognerò di
vedertela
assaggiare,
vedendoti
avendoti un giorno.

(Salvatore Tinè)