martedì 17 marzo 2015

Addio Tadziu! Che tu sia benedetto!


Con Peppe rivediamo una delle scene più belle di “Morte a Venezia”: “Addio Tadziu”- dice Aschenbach al fanciullo che gli è appena passato accanto- Che tu sia benedetto”. Mi vengono in mente le grandi pagine di Mann, gli innamoramenti dei suoi personaggi, interminatamente solitari, così a lungo coltivati nella solitudine della mente e dell’arte e perciò così lungamente amati nella nostra memoria di essi come in quella ad essa inestricabilmente intrecciata dei nostri già remoti amori solitari. Penso ad Hans Castorp, al suo incontro con Claudia, in una notte di carnevale, all’indimenticabile, improvvisa carezza sul ciuffo biondo di quell’ingenuo e appassionato giovane, della giovane donna, fino a quell’onirico momento, mai veramente conosciuta ma solo amata, sognata. Forse solo nell’amore, nella purezza e nell’inattingibile ambiguità del suo mistero, l’arte può “benedire” la vita, come Aschenbach nel suo “addio” a Tadziu.

Salvatore Tinè

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