mercoledì 2 aprile 2014

Casanova


Forse quella dell'illuminismo è stata l'epoca più erotica della storia. Viene fatto di pensarlo, leggendo "Il ritorno di Casanova" di Arthur di Schnitzler e in particolare le pagine dedicate alla sua alla sua grande protagonista femminile, la giovane Marcolina, nelle quali emerge insieme alla sua straordinaria bellezza e sensualità, anche l'acutezza della sua intelligenza e la sua grande cultura illuminista. Viene in mente una grande pagina dei "Minima moralia" di Adorno in cui la sensualità di Schiller viene contrapposta alla sensibilità di Goethe e nello stesso tempo accostata all'esercizio del pensiero che attraverso il concetto annulla la differenza tra le cose così come l'erotismo di Don Giovanni o Casanova la differenza tra una donna e l'altra. Ciò che renderebbe la loro "azione" non meno pura e assoluta e e perciò non meno sadica e "violenta" di quella del pensiero. Anche Schnitzler accosta l'intelligenza di Marcolina perfino superiore a quella di Casanova e in particolare l'orientamento illuminista e volteriano del suo pensiero alla sua sensualità. Ma l'identificazione della sfera della sessualità a quella del pensiero non viene condotta nel segno della violenza, ovvero del pensiero che annulla l'oggetto come nella pagina di Adorno. Pur sedotta con l'inganno, Marcolina non ci appare come la vittima di uno stupro; non infatti la potenza del suo pensiero come quella del suo corpo giovane, Casanova sembra annullare presentandosi nel suo letto come il suo amante giovane, quando piuttosto la stessa "differenza" tra "tempo e eternità", tra "giovinezza" e "vecchiaia". Si direbbe che proprio nell'atto di congiungersi con il corpo giovane di Marcolina, Casanova sia riuscito a dissolvere la violenza sessuale celata nel cinico calcolo con il quale lo ha conquistato. La sua ultima notte d'amore è in questo senso la "prima" in cui la sua sessualità pura e astratta come il suo pensiero si è fatta sensibile e concreta. "Il pensiero diventava raccoglimento, l'ebbrezza più profonda stato di veglia senza pari ...Stringeva fra le braccia la donna alla quale poteva dare tutto se stesso per sentirsi inesauribile: - sul cui seno l'attimo dell'ultimo abbandono e quello del rinato desiderio confluivano in uno solo d'inattesa delizia dell'anima. Su quelle labbra non erano una sola cosa vita e morte, tempo e eternità? Non era lui un dio-? Giovinezza e vecchiaia solo una favola inventata dagli uomini? - Patria e terra straniera, splendore e miseria, gloria e oblio -irreali distinzioni ad uso di uomini inquieti, solitari, frivoli - e diventate assurde quando si era Casanova e si era trovata Marcolina?" Schnitzler sembra suggerirci che mai come nell'ebbrezza dell'amplesso siamo "illuministicamente" desti. Mi piace immaginare che gli occhi di Casanova e di Marcolina, siano, per dirla con il titolo di un grande film tratto da un altro racconto dello scrittore austriaco, "wide shut", chiusi ma anche "sbarrati" ovvero ma nello stesso tempo, "chiusi spalancati".

Salvatore Tinè

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