lunedì 7 aprile 2014

Preistoria


"Non ho mai potuto ammettere-ha detto una volta Lukacs- che l’orrore generato, per esempio dal fascismo sia soltanto una specie di ricaduta all’età della pietra o qualcosa del genere. Il fascismo è l’atrocità e l’inumanità di una forma di capitalismo altamente sviluppato". Nessuna "ricaduta", dunque, come, nessuna continuità, neanche nel segno della "violenza", sembra darsi per Lukacs, tra preistoria e storia, tra il tempo lunghissimo scandito dalle ere della prima e quello segnato dal rapido succedersi delle "epoche" della seconda.  Il senso e la continuità della storia sembrerebbe essere dato solo da tale successione e non anche dalla "continuità" con l'"origine" che pure la precede. Si pensi al vertiginoso "raccordo" di una celebre sequenza di "2001 Odissea nello spazio" di Kubrick nella quale vediamo la pietra della scimmia umanoide trasformarsi prima in arma per uccidere poi in una astronave del futuro: in uno stacco di montaggio Kubrick annullava la storia riportandola tutta alla sua "eterna" origine nella preistoria e insieme ad un futuro paradossalmente successivo al suo compiersi nella violenza della tecnica dispiegata così facendo coincidere l'eternità dell'origine del tempo storico con la stessa immutabilità dello spazio cosmico. Marx ha concettualizzato una volta il passaggio al comunismo come quello dalla "preistoria alla storia": come il futuro anticipato da Kubrick, anche il comunismo di Marx sembrerebbe iniziare solo quando quella che comunemente si intende per "storia", in realtà mero prolungamento e continuazione della preistoria, ovvero per dirla con Engels del processo di "umanizzazione della scimmia" si è già compiuta. In questo senso il futuro del comunismo è il compiersi e insieme il "vero" inizio della storia. Nel suo grande saggio su Kafka, Benjamin ha scritto: "Come Lukacs pensa per epoche, così Kafka per ere." Si potrebbe dire allora parafrasando Benjamin che per Marx la transizione al comunismo sia, kafkianamente, un passaggio "d'era", piuttosto che "d'epoca".

Salvatore Tinè

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