lunedì 27 luglio 2015

Medea



Su Rai 5 vedo la Medea di Paolo Magelli. Lo sfondo non è più il Teatro Antico di Siracusa ma il Colosseo. Tuttavia la Medea che vediamo sulla scena è più greca, più "euripidea" che "latina". E' una donna che vive la sua passione d'amore fino all'estremo e che ferita dal tradimento dell'uomo che ha amato e per il quale ha perfino ucciso rivendica i suoi diritti di donna fino a negare tragicamente la parte vitale, "materna" di se stessa. E tuttavia la Medea di Seneca è forse in questo conflitto interno a lei stessa tra la sua sete di vita e di amore e il suo impulso distruttivo e autodistruttivo. Seneca ci mostra l'assassinio dei suoi bambini. La scena in cui vediamo Valentina Banci accarezzare i corpi insanguinati dei suoi figli allude visivamente al nesso inestricabile tra vita e morte che lega il sangue della madre a quello dei figli. Ma non è tanto la ferocia "barbara" insieme autodistruttiva e vendicativa di Medea che si consuma in quella finale esplosione di follia il "tema" centrale di questa reinterpretazione del mito, quanto l'estrema coerenza del suo amore per Giasone, colta in modo particolarmente intenso nella recitazione di Valentina Banci nei suoi momenti più "modernamente" femminili, in cui la violenza della sua passione nulla toglie alla sua fragilità di donna, alla purezza assoluta del suo amore. "Una donna-Ulisse": così Paolo Magelli l'ha definita. E mi pare una splendida definizione. E' Medea in fondo l'anti-Penelope dei mito. Non la donna che aspetta a lui fedele il suo compagno a casa, ma quella che lo affianca nei suoi viaggi sul mare, la compagna delle sue avventure. Forse un altro ideale di fedeltà, oltre che un' altra idea di donna e di moglie. Ma Giasone è forse l'incarnazione della maschile insostenibilità di tale ideale. La sua fragilità, un tratto della "vittima" di Medea su cui Magelli ha insistito fortemente, è forse un aspetto di questa insostenibilità. Nel finale lo vediamo inginocchiarsi impotente a Medea mentre assiste alla morte dei suoi figli. Paga così atrocemente la sua colpa, il non essersi mostrato all'altezza della fedeltà assoluta che la compagna tradita ha preteso da lui, all'altezza del suo amore nudo e scabro come la sabbia della spiaggia deserta in cui si svolge il finale. Un deserto in cui perfino il sangue sui corpi dei bambini morti si fa immagine di vita e di amore.

Salvatore Tinè

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