venerdì 3 gennaio 2014

Comici e politici



In una lettera alla moglie del 10 novembre 1924, Gramsci descriveva così la situazione politica italiana conseguente al delitto Matteotti: "Demoralizzazione, corruzione, vigliaccheria, criminalità assumono gradi inauditi; dei fanciulli e degli idioti si trovano ad essere l'espressione politica della situazione e piangono o impazziscono sotto il peso della responsabilità storica che all'improvviso grava sulle loro spalle di dilettanti ambiziosi irresponsabili; la tragedia e la farsa si alternano sulla scena senza alcuna connessione; il disordine raggiunge gradi che parevano impossibili alla fantasia più sfrenata." E' chiaro in questa straordinaria pagina gramsciana il riferimento al celeberrimo incipit de "Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte": "Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa." Tuttavia, Gramsci non parla nella pagina citata di una farsa che ripeterebbe una tragedia, bensì di un continuo "alternarsi" e intrecciarsi della prima con la seconda: insomma la tragedia e la farsa coesistono, sono l'una solo l'altra faccia dell'altra. Il fascismo, si potrebbe dire, a differenza del bonapartismo, oggetto dell'analisi storica di Marx nel "18 Brumaio", non fu soltanto una farsa, ma anche una tragedia, per quanto intrecciata con la farsa e quindi solo per alcuni suoi aspetti, per quanto essenziali, "farsesca". Mussolini è in questo senso la "ripetizione" ma questa volta anche "tragica" della farsa del bonapartismo di Napoleone III, il quale a sua volta ripeteva ma in forma farsesca la tragedia del "vero" Napoleone. Leggendo quel brano della lettera di Gramsci è certo, in questi giorni, impossibile non pensare al "grillismo", un caso "storico-politico" quasi paradigmatico di tragedia farsesca, ovvero di farsa tragica. Come infatti definire altrimenti il caso di un comico che si fa politico, presentandosi come il "salvatore" della "patria" contro ogni forma di "professionismo politico" e ottenendo così uno straordinario consenso di popolo? Mussolini per quanto non privo di tratti "farseschi" e perfino "comici", (tali da potere essere satireggiati come del resto quelli del certo più "tragico" Hitler in un grande film di un comico "vero" e grandissimo come Chaplin) era pur sempre un "politico di professione" e peraltro di notevolissimo livello: non a caso ne "Il grande dittatore" gli veniva sottratto il suo nome e veniva "comicamente" ribattezzato "Napoloni", sulla base di un implicito e tutt'altro che "comico" e molto "marxista" accostamento tra fascismo e "bonapartismo". In questo senso Grillo "ripete" la farsa tragica del mussolinismo ma con una variante forse essenziale e non sappiamo se più tragica o più farsesca: egli infatti non è più il politico che si improvvisa "comico" ma il comico che "tout court" si sostituisce al politico. Insomma parafrasando il vecchio Marx e insieme correggendolo potremmo dire che: la storia si ripete ma non due volte soltanto...

7 marzo 2013.
Salvatore Tinè

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