domenica 26 gennaio 2014
Habemus papam
La scena madre di "Habemus papam" di Nanni Moretti è senz'altro da considerarsi quella in cui il protagonista del film, uno psicanalista, tenta di psicanalizzare il papa, colto da un attacco di panico subito dopo essere stato eletto. Una scena memorabile che vede un papa, per la prima volta "confessarsi" con uno psicanalista, sostituto e parodia insieme del prete e quindi della stessa figura "paterna" del papa, vicario del "Padre" eterno. Non a caso ne "La stanza del figlio" lo stesso Moretti interpretava il ruolo di uno psicanalista in crisi per l'improvvisa morte del figlio. Si direbbe che in quel film alla morte del figlio faceva seguito quella del padre, rimasto "solo"...psicanalista. Del resto l'identità tra Padre e Figlio è il cuore stesso del cristianesimo come religione della "morte di dio". In questo senso "Habemus papam" è la continuazione ideale de "La stanza del figlio". "Confessando" il papa, in "Habemus papam" lo psicanalista psicoanalizza infatti se stesso, e in primo luogo se stesso come padre: qualcosa dello psicanalista del film ricorda il prete de "La messa è finita", il suo sconforto, la sua impotenza. Apicella in quel film era diventato prete in fondo perchè non era riuscito a diventare padre. Forse il prete è un fallito in quanto tale, ovvero un un padre solo "spirituale" e quindi illusorio. Non più "onnipotente" del resto il padre non è più tale; la sua impotenza e fragilità ne delegittima ruolo e funzione. Come il sovrano, il padre è tale solo se "assoluto". Anticipando le dimissioni vere di Benedetto XVI, quelle immaginarie del papa morettiano si presentano in tal senso come la metafora di una epoca "post-edipica", nella quale tuttavia la ricerca di padri veri o presunti è tutt'altro che assente. Cosa era "il caimano" di un altro grande film di Moretti se non un'altra, ennesima incarnazione della figura paterna, una variante parzialmente parodistica ma non per questo meno tragica del Padre dell'orda primordiale di cui parlò Freud in "Totem e tabù", ovvero della sua tendenza al potere e al "godimento" illimitati? In questo senso, il papa dimissionario di "Habemus papam" è l'"anti-Berlusconi" per eccellenza. E tuttavia le sue dimissioni sono forse soltanto immaginarie, soltanto il sogno di un potere effettivo e tuttavia soltanto "spirituale" come tale contrapposto a quello "politico", il sogno di una "impossibile" "paternità".
Salvatore Tinè.
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