mercoledì 15 gennaio 2014

L'Anti-Amleto


Nella postilla all'edizione italiana del suo "Lenin", del 1967, Lukacs completava la sua riflessione giovanile sulla figura e l'opera teorica e pratica del grande rivoluzionario russo con un geniale ritratto della sua personalità, ovvero del suo "tipo umano". Egli sottolineava come la possibilità di un contrasto tra due convinzioni o sentimenti entrambi fondati sulla realtà e tale da mettere in pericolo "l'interiore esistenza umana" di un individuo in Lenin non si desse mai. Di qui il essere sempre "pronto", "preparato" all'azione: un carattere della sua personalità che ne fa l'"Anti-Amleto" per eccellenza. Il Lenin di Lukacs ci appare in questo senso come forse l'unica, vera incarnazione di quell'"uomo totale" al cui avvento alludeva il giovane Marx nella "Introduzione alla filosofia del diritto di Hegel" sintesi vivente di "teoria" e "prassi", di "pensiero" e "azione". Lukacs ricorda le parole di Amleto ad Orazio: "...beati coloro/ in cui sangue e giudizio son così ben  mescolati/ che essi non servono da zampogna su cui il dito della Fortuna/ possa suonare il tasto che vuole". Al contrario che nel principe di Danimarca, "sangue" e "giudizio", sono invece, per Lukacs, "giustamente mescolati" in Lenin, proprio perchè "la sua conoscenza della società era rivolta in ogni momento all'agire che proprio allora era socialmente necessario". Nella riflessione del pensatore ungherese, la figura del rivoluzionario russo si staglia così nella storia del mondo come quella di un grande uomo cui nella vita è riuscito di "realizzare moltissimo, di realizzare l'essenziale." Difficile non pensare che dietro la citazione di Shakespeare non si celi un'ambigua o forse addirittura tragica allusione a se stesso, ovvero al "tipo umano" proprio da lui incarnato del borghese aristocratico parzialmente rimasto tale anche dopo avere "tradito" la sua classe ed essere diventato comunista e rivoluzionario. Ma forse ogni individuo comunista è un uomo "interiormente" scisso, un almeno potenziale Amleto, con l'unica eccezione di Lenin, se il ritratto lukacsiano del suo tipo umano è da considerarsi corretto. E', in questo senso, un nuovo ideale etico di "saggezza" quello contenuto nell'opera di Lenin: una saggezza, tuttavia, non più solo non più solo contemplativa come quella antica, ma sempre "pronta all'azione", attualissima in un'epoca in cui, dice Lukacs, "la manipolazione divora la prassi e la deideologizzazione divora la teoria": Così, egli sembra volgersi alla figura di Lenin come al suo forse irraggiungibile ma indispensabile ideale regolativo di uomo "totale", in grado di conciliare sempre, perfino nella sua interiorità più profonda, la conoscenza della verità e l'impulso all'azione, il freddo rigore della scienza e il semplice amore della vita."Lenin- ha scritto Tito Perlini nel suo "Lenin"- è per Lukacs, l'anti-Amleto ed è insieme ciò di cui Amleto aveva nostalgia e verso cui disperatamente tendeva, ciò che egli trovava incarnato nella figura del padre: la mescolanza di sangue e intelletto che consente l'unità di pensiero e azione, l'accordo tra coscienza e impulso."

Salvatore Tinè

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