venerdì 31 gennaio 2014

La famiglia


"In Sabato, domenica e lunedi", De Filippo ci parla della famiglia, della sua crisi, dei conflitti che la attraversano nel profondo e che in genere esplodono la domenica, quando la dimensione attiva della vita, il duro, faticoso lavoro quotidiano si interrompono e le contraddizioni, fino ad allora nascoste o accantonate, non possono più essere eluse. Nel corso di un pranzo domenicale cui partecipano tutti i membri della famiglia insieme ad alcuni vicini, quelle contraddizioni trovano un punto di rottura, di drammatica precipitazione. Il tempo circolare del rito è anche quello della tragedia. Il pranzo della domenica è il vero teatro della famiglia, ovvero quello che spezza, sia pure solo per attimo, il teatro falso, convezionale fino ad allora svoltosi: le maschere fino a a quel momento indossate vengono meno e i convitati, parenti e amici, si mettono a nudo. La tragedia è il momento di questo riconoscimento che è anche uno smascheramento, il suo rito sempre ripetuto. Il tragico è freudianamente il rimosso che ritorna e si ripete. Il luogo di un'altra temporalità. Ma per fortuna c'è anche il lunedi, quando il teatro "vero" finisce e ricomicia quello "falso", con le maschere della vita reale miracolosamente ricomposte. La tragedia si volge così in commedia. La vita riprende il suo corso normale e quello che fino a un attimo prima era apparso come il luogo della contraddizione, per eccellenza, ovvero la la famiglia, diventa come per incanto quello della riconciliazione. La contraddizione tra uomo e donna, nelle vesti di marito e moglie e quindi in quelle di padre e madre, insieme alla contraddizione tra genitori e figli trovano proprio nello spazio claustrofobico che incessantemente le genera l'unica possibilità di mediazione. La tragedia è finita, insomma, ma, come dicono gli attori, "lo spettacolo deve continuare".... La famiglia come inferno e insieme unico rifugio possibile, finto "paradiso": è questo forse il tema di "Sabato domenica e lunedi".

Salvatore Tinè

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