domenica 19 gennaio 2014

Nella neve


NELLA NEVE


Edere? stelle imperfette? cuori obliqui?
Dove portavano, quali messaggi
accennavano, lievi?
Non tanto banali quei segni.
E fosse pure uno zampettio di galline-
se chiaro cantava l'invito
di una bava celeste nel giorno fioco.
Ma già pioveva sulla neve, duro si rifaceva il caro enigma.
Per una traccia certa e confortevole
sbandavo,tradivo ancora una volta.

Vittorio Sereni

Le strade della vita che avremmo potuto prendere e non abbiamo preso: sembra questo il tema della poesia di Sereni. Quindi il conflitto tra ciò che non conosciamo ma che potrebbe o avrebbe potuto rinnovarci e il tenace legame con tutto ciò che ci è vicino, familiare, il "duro" ma anche "caro enigma" della nostra vita quotidiana. Eppure in una strana, grigia giornata, di neve e poi di pioggia, una pur debolissima luce celeste sembra addirittura "cantare", invitando il poeta a una nuova, non mai conosciuta vita, a nuove, ignote strade, che non prenderà. Poesia delle "occasioni" quella di Sereni e insieme e ancor più del nostro mancare ad esse. Le strade non prese sono anche le occasioni mancate, spesso per un mancato coraggio, per timore e rinuncia del rischio che ad ogni avventura si accompagna. Non sono le occasioni a "mancarci" allora, ma, più tragicamente, siamo noi a non saperle cogliere, a mancare ad esse. Ma "tradendole", per ciò che è "certo" e "confortevole", non soltanto finiamo per tradire noi stessi, la parte più profonda, forse perchè più inquietante e perciò più vera, di noi stessi, ma finiamo perfino per perderci. Dunque ci si perde proprio restando avvinti al "confortevole", come se il vero "enigma" fosse solo quello che sempre vi si annida. Il poeta sembra aver perso e per sempre il senso del rischio e dell'avventura che conduceva Leopardi ad abbandonarsi dolcemente, sebbene solo nel pensiero, nel mare dell'infinito, perfino naufragandovi. Di qui il finale "sbandare" del poeta, proprio nel suo ritrarsi leopardianamente "spaurito" "ancora una volta" di fronte ai più inquietanti messaggi di quelle strane forme disegnate sulla neve. Solo dopo il loro instantaneo svanire, l'immediato sopravvenire della pioggia che le ha già cancellate, il poeta si avvede del suo ennesimo "sbandamento". La poesia ha colto l'occasione: ma questa è più veloce di lei. Come il pensiero per Hegel, forse anche la poesia per Sereni arriva sempre troppo tardi.


Salvatore Tiné


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