lunedì 13 gennaio 2014

Joyce e Mann.

"Mentre scrivo-leggiamo nella conclusione di Tonio Kroeger-il mormorio del mare sale fino a me e io chiudo gli occhi. Guardo in un mondo non ancora nato, soltanto abbozzato, che cerca ordine e forma..." Ancora una volta leggo Mann ma penso a Joyce: anche ne "La spiaggia" del suo "Ulisse", davanti al mare di Sandycove, Stephen Dedalus, artista come Tonio Kroeger, chiudeva gli occhi e "guardava", in dubbio sulla realtà esterna del mondo, ma forse a differenza del suo omologo manniano ansioso di coglierla e afferrarla, di là da ogni sua illusoria, solo superficiale visione, nella concretezza dello spazio e del tempo, "forme" e "ordine" dell'essere."Stephen chiuse gli occhi per sentire le sue scarpe schiacciar scricchiolanti marami e conchiglie. Ci cammini attraverso comunque. Io lo faccio. un passo alla volta. Un brevissimo spazio di tempo attraverso brevissimi tempi di spazio. Cinque, sei: il nacheinander. Esattamente: è questa è l'ineluttabile modalità dell'udibile.""Un mondo non ancora, nato, soltanto abbozzato" e perciò tragicamente privo di ordine e forma, mera "possibilità": questo forse la sostanza poetica dell'arte di Mann; il mondo "già nato" perchè mai nato ma eterno, ovvero già dato, duro, impenetrabile ma meravigliosamente, terribilmente presente, spinoziana "sostanza", quello dell'arte di Joyce.

Salvatore Tinè

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